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domenica 13 febbraio 2011

Editoriale Unione Sarda del Direttore Paolo Figus

Mauro Pili ha fondato, due giorni fa, Unidos, un movimento all'interno del Pdl, per dare più forza alle richieste della Sardegna e cercare la nuova strada dell'autonomia. Nelle stesse ore, poco distante, si consumava la frattura, con reciproche pesanti accuse e con gli stracci che volavano, all'interno dei Rossomori. Una frattura che seguiva di qualche settimana, quella altrettanto pesante all'interno di Irs, con una frangia di intellettuali sardi che lasciava Gavino Sale per fondare Sa Costituente (e oggi si conoscerà il nome definitivo del movimento).
Facendo un po' di conti, l'attuale arcipelago sardo può valere adesso, elettoralmente, poco meno del dieci per cento. Ma è così frastagliato e diviso da avere un peso assai minore. Il nucleo più forte è rappresentato, non solo storicamente, dal Psd'Az, partito che ha scelto di stare al governo della Regione con il centrodestra. I Rossomori, invece stanno alla sinistra del Pd, l'Irs di Sale ha preferito isolarsi e ha dovuto subire una pesante scissione provocata da un gruppo di giovani intellettuali che mal sopportavano l'egemonia del vecchio capo-fondatore. E proprio all'Irs di Sale dovrebbe approdare Claudia Zuncheddu, esponente dei Rossomori che ha deciso di abbandonare il suo partito che, con Gesuino Muledda, le ha chiesto di dimettersi dal Consiglio regionale. C'è quindi
Sardigna Natzione, di Bustianu Cumpostu, i cui risultati elettorali sono sempre stati mediocri. Per finire con Doddore Meloni che continua la sua solitaria battaglia per la repubblica di Malu Entu.
E' un triste spettacolo vedere l'idea del sardismo, nei suoi elementi fondamentali quali l'identità, la cultura, le tradizioni, i costumi, la lingua, rappresentata in modo così frammentato e frantumato il cui connotato più rilevante è la divisione e non l'unione, e talvolta l'offesa personale e non la franca discussione politica.
Il prevalere dell'invidia e dell'egoismo personale sull'esigenza di difendere uniti gli interessi della Sardegna, ha prodotto e produce scarsa attenzione da parte dei partiti nazionali i quali si limitano a interessarsi della nostra terra durante le periodiche campagne elettorali.
Né si può dire che il risultato importante ottenuto con il riconoscimento della nostra specialità e quindi della nostra autonomia nella fase costituente, abbia innescato un effetto virtuoso tale da farci uscire dalla nostra condizione di arretratezza economica. Stiamo assistendo quindi, ci duole dirlo anche se speriamo di sbagliarci, al fallimento di un'idea politica che ha avuto come padri Bellieni e Lussu e che ancora oggi potrebbe essere attuale, considerato lo stato della Sardegna.
In questo scenario il tentativo di Mauro Pili di sardizzare un partito nazionale potrebbe essere un percorso alternativo meritevole di essere coltivato, e potrebbe indurre le varie anime sardiste a compattarsi e ad unirsi attorno ai valori comuni. Ci guadagnerebbe l'intera Sardegna.